Le prime ricerche avvenute sul territorio dell’antica Caere si datano agli anni ’30 del XIX secolo, in contemporanea al rinato interesse per la cultura etrusca. Al 1834 è da rimandare la scoperta di una cinquantina di tombe dell’attuale necropoli della Banditaccia, tra le quali vanno ricordate, per monumentalità e importanza, la Tomba degli Scudi e delle Sedie e quella degli Animali Dipinti.
Nello stesso periodo, in anni di poco successivi, si collocano le operazioni di scavo, tra le più note per gli esiti cui portarono, effettuate dall’arciprete di Cerveteri, A. Regolini, e dal generale V. Galassi. Le ricerche condussero al rinvenimento, oltre che di numerose sepolture di età villanoviana, della nota tomba Regolini-Galassi (dal nome dei due scavatori), tumulo di età orientalizzante che ha restituito uno dei corredi più ricchi oggi conosciuti (attualmente conservato nel Museo Etrusco Gregoriano). Durante la seconda metà dello stesso secolo, le attività si ampliarono e consentirono di portare alla luce molte delle sepolture oggi più famose: la Tomba dei Rilievi, la Tomba dell’Alcova, la Tomba delle Iscrizioni ecc. Tuttavia, è dall’inizio del secolo scorso che alcune delle aree sepolcrali vennero rese visitabili. Le operazioni trovarono in Raniero Mengarelli il loro più illustre esponente e nello scavo monumentale della Banditaccia il risultato più palese.